L'Archivio di Stato di Lecce partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio (GEP) 2019, promosse dal Ministero per i Beni e le Attività culturali con due aperture straordinarie nei giorni di sabato 21 settembre ( ore 16,00 - 20,00) e di domenica 22 settembre ( ore 9,00 - 13,00). Il tema proposto "Un due tre... Arte! Cultura e intrattenimento" sarà sviluppato in ambito territoriale salentino tramite l'allestimento della mostra "I lavori, i luoghi, le colture: attività produttive e cultura salentina dal XIV al XX sec.". Questa esposizione offre una panoramica sul mondo del lavoro e delle attività produttive dell'antica provincia di Terra d'Otranto tramite alcune fonti documentarie dell'Archivio di Stato di Lecce, organizzate in un percorso cronologico, nella sede di via Sozy Carafa, 15. In questa occasione è sembrato doveroso dare un segno di ampliamento dell'accessibilità programmando una visita guidata con interprete L.I.S. per persone con disabilità uditive.
La mostra evidenzia come, attraverso i secoli, il permanere o il mutare delle condizioni politiche e ambientali inibirono o favorirono determinate coltivazioni e tipi di allevamento, varie attività produttive furono fiorenti e poi abbandonate (come la produzione dello zafferano e l'allevamento del baco da seta), le scoperte geografiche permisero l'impianto di nuove colture, tra le quali il tabacco. Il territorio fu segnato da cambiamenti climatici e da trasformazioni antropiche di grande impatto, dovute al tramonto del latifondo, alla deforestazione e alle bonifiche di molte zone umide, soprattutto nel ‘900. Infine, la produttività e le condizioni di lavoro furono migliorate dalla scienza e dall'introduzione delle macchine.
Alcune colture rimasero, dal medioevo fino a inizio secolo XXI, icona dell'economia salentina, come la vite e l'olivo: nel ‘900 queste ultime due, con il tabacco, sono state le più significative per quantità di manodopera coinvolta. Ai nostri tempi il tabacco non costituisce più un caposaldo economico, mentre la salvezza dell'olivo da qualche anno è in discussione, con enormi ripercussioni economiche e paesaggistiche.
Le carte dell'Archivio (statuti, antiche scritture, protocolli notarili, catasti onciari, platee di monasteri e di opere pie, atti del Tribunale civile, della Prefettura, della Provincia), almeno fino al XVIII sec., non forniscono informazioni dirette sul mondo del lavoro, parlano di beni e non di persone: sono le piante, gli animali, gli attrezzi da lavoro, la terra, le acque ed il loro continuo divenire, che ci fanno pensare a chi ci lavorava. Ma intanto nasceva la lunga strada che portò nel XIX-XX secolo alla coscienza del lavoro come fonte di dignità e di miglioramento e non di avvilente necessità.
Completa il percorso uno spazio dedicato alla fonte orale come intrattenimento dal vivo, con i canti del lavoro nella lingua salentina a cura di Luigi Marra (strumentista e voce). Il canto come accompagnamento che scandisce l'attività manuale, specie di gruppo, presente in tutte le culture ed in tutte le epoche, nacque dalla necessità di superare la fatica trasformando la ripetitività in ritmo per coordinare l'azione. Ma la sua funzione non si limitava a questo, era occasione per esprimere i problemi del lavoro, la protesta per le dure condizioni in cui si lavorava ("Lu trappitu"), gli abusi dei padroni e dei sorveglianti, ("Fimmine fimmine", "La tabbaccara").
Clorinda Stefanelli